Lucca è conosciuta come la città delle cento chiese. All'interno delle mura rinascimentali si raccoglie un ricco patrimonio di architetture religiose, piccoli oratori, cappelle private di palazzi nobiliare e grandi chiese, patrimonio architettonico e artistico, oltre che religioso.
Tre grandi chiese, tra le altre, raccontano i secoli del Medioevo, un periodo tutt'altro che buio, ma ricco e fecondo per la storia, l'economia e la cultura della città, di grandi movimenti di uomini e di culture. I Longobardi e poi i carolingi, i goti dal nord e dall’oriente quei monaci che, secondo la leggenda, portavano con se’ i piccoli bachi che produrranno la seta e la fortuna di Lucca e che produrranno una cultura originale e ricca riassunta come in un racconto illustrato sulle facciate delle chiese.
La chiesa di San Michele e la cattedrale di san Martino raccolgono suggestioni di ogni tempo e luogo noti. Tra colonnati orientaleggianti e decori nordici, alcuni vogliono vedere i disegni di trame e orditi battuti dai famosi tessitori lucchesi: broccati, damaschi, fiammati.
La chiesa di San Michele sorge nel punto dal quale sorge la città stessa: l`antico foro della città romana, dal quale nascevano il cardo e il decumano massimo, le strade che ordinavano il tessuto della città e che ancora sopravvivono nel percorso delle strade sul fianco sud e sul retro della chiesa.
Coeva alla chiesa di San Martino, la chiesa di san Michele ha però un disegno più armonioso, proporzioni colte, citazioni erudite nelle forme e nelle decorazioni.
Sulla facciata si inseguono in intarsi, bassorilievi, sculture, molti simboli cristiani e pre-cristiani, simboli massoni, simboli esoterici e scientifici. Animali e piante, esseri umani, storici e mitologici, noncuranti sirene, sagittari, grifoni. Sulla sommità, tra due angeli, la grande statua di San Michele, Santo, Arcangelo e guerriero, nell’atto di uccidere il Drago.
Si rimane colpiti, come successe al poeta Ruskin nella sua visita a Lucca, di vederli insieme ai ritratti del Conte Cavour, del Sommo Poeta Dante ed altri personaggi moderni posizionati alla sommità delle colonne durante il primo restauro ottocentesco.
Sul fianco sud, graffiti medievali di navi e città d’Oriente testimoniano l'uso della piazza come mercato. Non è tempo sprecato dedicarle un po’ di tempo e di curiosità.
Più concreto e dinamico il disegno della cattedrale di San Martino che raccoglie nel ricco apparato iconografico, immagini di vita quotidiana: il cammino dei pellegrini, il lavoro dei campi, i commerci che porteranno il nome di Lucca in tutta la futura Europa.
La chiesa è intitolata a quel San Martino da Tour famosissimo per l`episodio del mantello condiviso con il povero, raffigurato sulla facciata con grande scultura equestre che fino al '600 veniva addobbata per festeggiare, appunto, l'onomastico e "l'estate di San Martino" (11 novembre).
La facciata della chiesa è una versione della più complessa San Michele, con asimmetrie evidenti, volumi che si intersecano, contrasto di pieni e vuoti. In un angolo, tra le molte raffigurazioni, il “ritratto” dell`architetto Guido autore della ristrutturazione trecentesca.
Più facile individuare il mistico labirinto intagliato, sempre sulla facciata, come un voto, una professione di fede, un ricordo del passaggio dei numerosi pellegrini in cammino per Roma.
L'interno è un prezioso scrigno che custodisce quanto di più caro ai lucchesi: il Volto Santo, il crocifisso scavato nel legno giunto miracolosamente a Lucca, secoli fa. Icona devozionale, immagine miracolosa, meta di pellegrinaggio, simbolo e protezione dei lucchesi ovunque si trovino nel mondo, è l`oggetto di maggiore devozione dei lucchesi. In suo onore si tiene ogni settembre la processione della Luminara, a cui prendono parte, da sempre, tutti i lucchesi della Lucca "Drento e Fora".
Gli fa compagnia la bella Ilaria del Carretto. Il sarcofago, scolpito a inizi '400 da jacopo della Quercia, è attualmente conservato nella sacrestia, è l`omaggio del marito, Paolo Guinigi, signore della città nel '400, in l'occasione della sua prematura morte.
La basilica di San Frediano, infine la più austera e legata alla tradizione. Sobria e imponente, cita l'oriente nella pianta basilicale e nel grande mosaico che adorna la facciata: la torre campanaria con merli guelfi gli fa da sfondo.
L’interno elegante e luminoso è custode del culto di San Frediano, le cui storie narrano delle sue capacità di dominare la materia: sposta fiumi ed enormi pietre con il solo impero della sua parola. Il fiume è il Serchio, e l'episodio è illustrato nella cappella Aspertini, vicino alla porta laterale, di sinistra. La pietra è la grande mensa, appoggiata attualmente al muro a fianco dell’altare maggiore.
All’ingresso della chiesa è sistemato il bellissimo fonte battesimale di forme romaniche. Una grande vasca istoriata da due diversi autori con scene della vita di Mosè che si susseguono in un racconto vivissimo e veloce. Più pacate e misteriose le figure che occupano lo spazio ordinato di un’architettura in cui alcuni leggono i simboli dei pianeti, altri quelli delle virtù. Al centro la tazza e il coperchio con rappresentazioni dei mesi dell’anno e degli apostoli.
Nella cappella vicina, si può far visita a Santa Zita. La piccola Santa dei Fiori, vissuta a Lucca nel XIII secolo e citata da Dante nella Divina commedia come esempio della Lucca accogliente e generosa. Il suo corpo si è miracolosamente conservato ed è custodito all’interno di una teca.
Lungo le pareti, il racconto della vita della Santa e i numerosi miracoli. Il più noto, in cui la sua fede trasformò il pane in fiori, è quello a cui si ispirano i festeggiamenti in suo onore, il 27 aprile: un grande mercato di fiori nella vicina piazza anfiteatro e allestimenti flereali in tutte le piazze di Lucca.